Valore nominale e valore reale: cosa sono, in cosa differiscono e perché un’azienda deve conoscerli

Tempo di lettura: 7 min.

“Valore nominale” e “valore reale” vengono spesso confusi. Si tratta, però, di concetti diversi. In questo articolo cercheremo di fare chiarezza, spiegando il significato di valore nominale, reale e di mercato e analizzando la differenza tra valore nominale e valore reale sotto un profilo finanziario. Vedremo, inoltre, perché per un’impresa è fondamentale conoscere tali valori per massimizzare le proprie performance.

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Che cosa si intende per valore nominale?

Il “valore nominale” indica il valore teorico di un bene o di uno strumento finanziario, ad esempio un titolo, un’obbligazione, o una valuta. Il valore nominale è frutto di una convenzione ed è diverso sia dal valore intrinseco sia dal valore reale.

Un esempio tipico di valore nominale del credito è quello delle banconote. In una banconota da 20 euro, infatti, il valore nominale coincide con la cifra “20” stampata sulla carta.

Il valore intrinseco, invece, dipende dal materiale del bene. In questo caso, trattandosi di carta, è quasi nullo. Infine, il valore reale indica il potere d’acquisto correlato a tale banconota che, come vedremo, può oscillare nel tempo in base a diversi fattori.

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Valore nominale: significato e caratteristiche

Il valore nominale è un valore puramente teorico che presenta le seguenti caratteristiche:

  • viene stabilito in fase di collocamento
  • non cambia nel tempo: il valore nominale rimane inalterato e, in contrapposizione con il corso reale, non risente dei cambiamenti dei mercati
  • non dipende dalla situazione patrimoniale dell’emittente
  • può essere trasferito o scambiato.

Valore nominale: azioni, obbligazioni e valore della moneta

Vediamo nel dettaglio cosa rappresenta il valore nominale nel caso delle azioni, delle obbligazioni e delle valute.

Azioni e valore nominale: come si calcola

Il valore nominale delle azioni rappresenta una frazione del capitale sociale. Si tratta di un valore fisso, che può essere cambiato solo attraverso una modifica dell'atto costitutivo che stabilisca un raggruppamento o un ulteriore frazionamento azionario.

Il valore nominale non va confuso con il:

  • prezzo di emissione: indica il valore che viene pagato per acquistare azioni di una società e, generalmente, è maggiore rispetto al valore nominale
  • valore di mercato: nelle società quotate in Borsa, indica la quotazione di listino, mentre, in quelle non quotate, coincide con l’importo concordato tra le parti per le operazioni di compravendita
  • valore contabile: rappresenta il valore di una partecipazione registrata nel bilancio della società che la possiede. Il valore contabile può subire svalutazioni o rivalutazioni in base alle performance della partecipata.

Per un’azienda, soprattutto se quotata, è fondamentale tenere a mente la differenza tra valore nominale, valore di emissione e valore di mercato delle proprie azioni.

Valore nominale: obbligazione

Nel caso delle obbligazioni, il valore nominale è anche detto “valore facciale” o “par value” e rappresenta l’importo dovuto alla scadenza del certificato del titolo stesso. Sulla base del valore nominale, vengono calcolati gli interessi cedolari.

I bond possono essere emessi “alla pari”, “sotto la pari” o “sopra la pari” rispetto al loro valore facciale.

Cosa vuol dire rimborso al valore nominale delle obbligazioni?

Il valore di rimborso indica la somma che l’emittente del bond versa alla scadenza del certificato al possessore del titolo. Essa coincide, generalmente, con il valore nominale, anche se, in alcuni casi, il rimborso può comprendere un premio, superando, così, il valore facciale.

Qual è il valore reale e come calcolare il valore reale?

Il valore reale di un bene, titolo o asset finanziario coincide con il suo valore effettivo, ossia con il prezzo a cui è scambiato. In quanto tale, esso può fluttuare in base a diversi fattori come l’inflazione, il livello dei prezzi, il cambio nei tassi d’interesse, le variazioni nella domanda e offerta e così via.

Il concetto di valore reale, soprattutto nel caso dei valori delle monete, è strettamente legato al potere d’acquisto. Vediamo perché con degli esempi.

Valore di mercato e valore della moneta: esempi

Supponiamo di avere una banconota da 10 euro. Il suo valore nominale sarà sempre lo stesso, anche fra 5 anni. Il suo valore reale, ossia il suo potere d’acquisto, però, tra 5 anni sarà probabilmente inferiore per gli effetti dell’inflazione e di altri fattori socio-economici.

Per questo è importante non fermarsi al dato nominale, ma valutare il valore di mercato di un asset o strumento finanziario.

Differenza tra valore nominale e valore reale: prospetto sintetico

Nominal value and real value differences

Valore noto reale e nominale: perché un’azienda deve fare attenzione

Conoscere la differenza tra valore nominale e reale è fondamentale per ogni azienda.

Molti elementi economici e finanziari, infatti, come salari, rendimenti, valore azionario, capitale, PIL ecc. possono essere espressi sia in termini nominali sia reali.

Fermarsi solo ai dati nominali, trascurando variabili importanti come l’inflazione, le imposte e le tasse può far cadere le imprese, di qualunque dimensione o settore, nella trappola dell’illusione monetaria, causando, in molti casi, anche seri problemi di liquidità.

Inflazione e illusione monetaria

Uno degli errori più comuni in cui cade la maggior parte delle imprese, è quello di prendere decisioni finanziarie solo sulla base dei valori nominali, tralasciando, ad esempio, l’inflazione su tali cifre che può incidere significativamente sui dati reali. Un esempio tipico di illusione monetaria è quello del PIL.

Esempio pratico: Valore nominale e reale del PIL

Uno dei modi più semplici per misurare la crescita dell’economia di un Paese è tramite il suo PIL.

Il PIL, però, può essere espresso sia su base nominale sia reale. La differenza tra PIL nominale e reale è che il primo misura il prodotto interno lordo considerando i prezzi correnti, il secondo, invece, prende come riferimento un anno base e calcola solo le variazioni nella produzione.

In termini pratici, significa che, se in un dato anno un’economia è cresciuta nominalmente del 2%, ma i prezzi sono saliti del 4%, in realtà si sono venduti meno prodotti ma a prezzi maggiori, per cui c’è stato un rallentamento e non una crescita economica.

Tale esempio può essere applicato anche alla gestione interna di un’impresa: capire, per esempio, se c’è stato un aumento del fatturato per un aumento dei prezzi delle unità o per un incremento delle vendite, è fondamentale in termini di liquidità, gestione del magazzino e redditività.

Conclusioni

Avere ben chiara la differenza tra valore nominale e valore reale, inflazione e rendimento reale, capitale nominale e capitale sociale, è fondamentale per ogni azienda. Molti aspetti economici e finanziari, infatti, possono essere espressi sia in termini reali sia nominali, ad esempio i salari, il tasso di cambio, i valori della valuta nonché il PIL.

Considerare solo i valori nominali senza valutare variabili importanti come l’inflazione, le imposte e tasse o gli oneri finanziari può portare le imprese a prendere decisioni sbagliate che possono comprometterne la redditività. Solo un’attenta analisi di tutte le voci nominali e reali può aiutare le imprese a evitare una crisi di liquidità. Il modo più semplice per evitare errori, è affidarsi ad un software automatico di gestione della tesoreria aziendale come Agicap.

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